Taglio, luce, tessuto. E l’abito da sposa prende vita

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Le mani si muovono veloci sul tavolo: disegna, stendi, taglia, cuci… E poi dal tavolo si spostano sul corpo, dove l’abito prende forma. È così che nasce l’abito del giorno più bello, quello da sposa.

Con Mind The Table cerchiamo storie da raccontare, esperienze uniche, importanti. E quella di Sartoria Bassani è davvero una bella storia, tutta al femminile.

Sartoria Bassani l'abito da sposa su misura La chiacchierata intorno al tavolo con Fabiana Bassani inzia con una domanda: come è nata la voglia di disegnare abiti da sposa?

La passione non è scattata da qualcosa. Mi piacevano i vestiti e mi piaceva disegnare. Partivo dalla Liguria per Milano alla ricerca di carta e colori: questo è stato il mio primo incontro con la città. Poi sono arrivati gli abiti. Coinvolgere mia sorella è stato naturale, in Daniela la capacità di tagliare e cucire è innata. Ma lavorare così a stretto contatto con un’altra persona è come avere un doppio: abbiamo gusti diversi che poi si uniscono e diventano il risultato di un lavoro comune, che è anche unico.

Il vostro primo punto vendita è stato a Finale Ligure. Ma adesso siamo sedute a Milano, nel vostro atelier di Giangiacomo Mora…

“Siamo approdate a Milano per presentare una collezione di abiti in bianco e nero: lo stesso modello in bianco per l’abito da sposa e in nero come abito da sera. Carla Sozzani vede questo progetto e decide di ospitare all’interno di 10 Corso Como la nostra collezione di abiti da sposa. Di fatto la nostra realtà legata al mondo della sposa parte da questo fortunato incontroAbbiamo iniziato a realizzare abiti esclusivi appositamente per la sposa.  Ogni donna per noi è una modella. Realizzare un abito su misura significa per noi creare l’abito sul corpo della sposa, sulla sua personalità. Alla fine l’abito diventa il suo abito, come lo avesse creato lei.”

Ma la vostra realtà è andata oltre!

“Abbiamo collaborato con numerosi artisti nel campo dell’arte contemporanea e della fotografia, e i nostri abiti sono arrivato anche sul palcoscenico del Teatro Stabile di Torino, del  Teatro Arsenale di Milano e del Teatro Comunale di Vicenza.”

Questa tendenza a sperimentare e sconfinare vi ha portato fino in Giappone.

“Sono arrivati dei clienti giapponesi, che hanno apprezzato il nostro stile e da questo incontro è nata l’idea di creare la collezione Frammenti di Kimono. Un progetto che ci ha regalato tante emozioni. Il primo capo lo abbiamo realizzato tagliando le maniche a un kimono, inserendole in una casacca di voile. Smontando il kimono ci siamo trovate davanti a un origami!”

Oggi la vostra principale attività è legata al matrimonio. Ma a Il Matrimonio dei Sensi che si è concluso oggi, avete presentato una  nuova collezione dedicata anche agli abiti da cerimonia.  Ci sono differenze?

“L’abito è fatto di taglio, tessuto e luce. Prende forma sul corpo ed esalta la personalità di chi lo indossa. Per la creazione pensi a un’idea e ne fai tutto un percorso. E la mia passione è proprio andare a sottolineare la figura. Lavoriamo sui punti del corpo che vogliamo mettere in risalto, per arrivare con l’abito ad alzare la figura. In questo lavoro c’è anche della spiritualità.”